Ci sono degli eventi che rimangono scolpiti nella mente e nel cuore, persone che non dimentichi e verso le quali sarai sempre riconoscente. Ho fatto il cammino di Santiago otto anni fa insieme al ragazzo che sarebbe diventato mio marito.
E’ trascorso molto tempo ma ciò che ho provato, la portata esistenziale e spirituale di quell’ evento ha riempito le mie giornate facendomi vedere la realtà che mi circonda con occhi diversi. Ecco perché ho deciso di condividere il mio diario con voi.
Buona lettura!
Madrid, 26 luglio 2010
Decidere di fare un pellegrinaggio a piedi con uno zaino di otto chili non è una scelta facile non solo per lo sforzo fisico quanto piuttosto per gli imprevisti che possono capitare, per tutte quelle variabili che non sempre dipendono dalla nostra volontà. Tra qualche ora, io e Paolo raggiungeremo la nostra prima tappa: O’ Cebreiro. Sono emozionata e preoccupata allo stesso tempo. Ho visto tante immagini su internet di pellegrini che hanno fatto il cammino prima di noi. Tra qualche ora lasceremo la calda Madrid e il mondo del consumismo, del fast food, della società liquida alla Baumann.
Vedremo cosa accadrà.
Prima di partire abbiamo fatto un momento di preghiera. Il Santissimo era esposto all’ interno di una tenda e ai suoi piedi c’ erano dei bigliettini con alcune citazioni bibliche. Nel mio c’era scritto: “Egli comanderà ai suoi angeli di proteggerti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno sul palmo della mano perché il tuo piede non inciampi in nessuna pietra.”
Con queste parole nel cuore, inizia il mio pellegrinaggio.
O’ Cebreiro e Triacastela 27 luglio 2010
Abbiamo lasciato la grande metropoli e abbiamo fatto un viaggio tormentato verso la prima tappa. Il pullman che avremmo dovuto prendere per raggiungere O’ Cebreiro è stato soppresso. Fino a qui niente da dire se solo non avessero dimenticato di avvisare l’ utenza. Per questa ragione siamo saliti su un pullman che alle prime luci dell’ Alba ci ha lasciato in una sorta di strada a scorrimento veloce. Decidiamo di spostarci dall’ altra parte della strada dove, c’è un pullman piccolo con le luci accese. Paolo decide di chiedere informazioni per raggiungere O’ Cebreiro. Cinque chilometri in salita e con curve a gomito. Dopo una serie di rifiuti, riesce a comunicare con un signore che era all’ interno del pullman e ci offrono un passaggio. Chiaccherando scopriamo che si tratta di un gruppo di salesiani spagnoli in pellegrinaggio insieme ad alcuni alunni. Incredibilmente ci chiedono se vogliamo unirci al loro gruppo, Paolo è titubante ma io, invece, vedo in questo la mano di Dio sul nostro capo. Decidiamo di fare gruppo e di condividere il nostro cammino insieme a loro.
Abbiamo percorso 25 chilometri in compagnia dei salesiani spagnoli. Non sono solo dell’Emilia persone molto accoglienti, ma ci hanno dato da mangiare e da bere, ci hanno aiutato in tutto. La loro presenza è un dono ed una benedizione. Abbiamo fatto anche un’ esperienza incredibile. In mezzo al nulla, abbiamo incontrato una signora super anziana che ci ha offerto delle crêpes, provvidenziale.
Triacastela e Sarria 28 luglio 2010
Questa seconda tappa è stata molto complicata per me. Ho dovuto fare i conti con un cedimento fisico. Sono stata male. Il caldo della Spagna è una deviazione di cinque chilometri dopo averne già 25 non è il massimo. Abbiamo deviato per il monastero di Samos, un luogo stupendo, molto meditativo. È incredibile, in mezzo alle statue di San Lorenzo, santa Scolastica, c’ è Santa Rosalia da Palermo, la nostra santuzza! Stavamo quasi concludendo la tappa, s’ Intravedeva Triacastela in lontananza, quando ho perso i sensi. Ho provato una stranissima sensazione di formicolio in tutto il corpo, anche nella testa come se avessi dei grilli. Anche qui è successo qualcosa di straordinario. Mi hanno aiutato tre del gruppo dei salesiani che hanno sacrificato la loro acqua per farmi riprendere. Condividere l’ acqua con qualcuno è un gesto molto forte, considerato il fatto che non possiamo riempire le nostre borracce lungo il cammino perché rischiamo la dissenteria e l’ acqua non è potabile.
Portomarin 29 luglio 2010
Il cammino di Santiago offre la possibilità di conoscere posti incantevoli che spingono il cuore a lodare Dio per le bellezze del creato. In questi giorni del cammino mi sono resa conto che molto di quello che per noi è indispensabile, in realtà è superfluo. Siamo continuamente distratti, c’ è un chiacchiericcio costante che ci impedisce di ascoltare la voce più intima del nostro io. Siamo proiettati verso l’ esterno, in una corsa costante. In questo senso il cammino ti educa al silenzio, alla pazienza, ad uno sguardo nuovo sul mondo.
Nel corso delle precedenti tappe, ho incontrato tanta gente proveniente dai posti più disparati del mondo, spinti dal desiderio di trascendenza che ci fa essere Pellegrini del mondo.
Eccoci giunti a Portomarin. Il cammino è stato scandito dal profumo di pino e da condivisioni con i nostri compagni di viaggio. In questi giorni mi sono accorta della mia incapacità di parlare lo spagnolo. Riesco a comunicare un po’ in inglese specie con gli europei ma ho difficoltà a parlare e comprendere. Paolo, invece, impara immediatamente vocaboli e costrutti ed in poco tempo è diventato un poliglotta. È un ragazzo dalle infinite risorse, molte delle quali sono sconosciute anche a lui.
Il cammino mi spinge a domandarmi costantemente cosa intendo fare della mia vita, come investire il mio tempo. Sento dentro di me di volermi donare agli altri in un modo speciale, in un modo che ancora non so quale sia. Non intendo farlo da sola, sento che è giusto farlo con il mio fidanzato che spero possa diventare presto mio marito. C’ è un legame speciale che ci lega, non è soltanto amore. Ho la sensazione che insieme siamo chiamati a realizzare qualcosa di grande ma non riesco a comprendere ancora, fino in fondo, il modo.
Palas de Rei 30 luglio 2010
Questa tappa è stata un po’ difficile. Io ho una brutta tendinite e ho difficoltà a camminare. Paolo invece ha problemi con una vescica al piede che gli ha fatto infezione. Ha dovuto camminare con delle ciabatte per l’ intera tappa. Il risultato è un dito con carne viva. Uno dei nostri compagni di viaggio, Paco, si offre di medicare il piede di Paolo. Io lo avevo già fatto. Paolo gli domanda perché lo fa e lui in modo secco risponde che è un padre di famiglia. Questa risposta mi ha lasciato senza parole. Lui si occupa di Paolo in maniera amorevole, se ne prende cura come un papà o una mamma possono fare. Paco è un esempio da seguire.
Oggi ho incontrato anche una ragazza siriana che mi ha raccontato le difficili condizioni delle donne mediorientali. Ho notato che aveva una croce rossa tatuata sul polso, un ricordo del viaggio a Gerusalemme. Tutto il ramo femminile della famiglia ha una croce tatuata.Mi ha spiegato quanto sia complicato e rischioso vivere la fede in un paese a maggioranza musulmana. Il desiderio d’ incontrare Gesù eucarestia è superiore alla paura di saltare in aria in qualche attentato.
Arzua 31 luglio 2010
Mi sto preparando per andare a dormire. Oggi è stata una giornata molto intensa. Questa mattina, un ragazzo del gruppo dei Salesiani, mi ha regalato un bastone di legno, ricavato da un grosso ramo di albero. Mi ha detto che si era accorto della grande fatica che facevo a camminare e ha deciso di farmene uno.Siamo in un albergue con dei grandi stanzini e penso che ci rimarremo forse anche domani. Oggi ho avuto un momento di crisi psicologica. Durante la tappa, in alcuni atteggiamenti Paco mia ha ricordato papà. Anche lui, se avesse potuto, avrebbe fatto il cammino. Ogni mattina mi manda dei messaggi in spagnolo. Papà mi scrive sempre qualche pensiero la mattina su fogli di carta, post it, figli di riciclo. Questo è il suo modo di dirmi Cher mi vuole bene. Papà mi manca moltissimo e non vedo l’ ora di poterlo riabbracciare per raccontare cosa sto vivendo qui. Quando ho comunicato a casa che sarei partita per il cammino, l’ unico a comprendere la mia scelta è stato proprio mio padre. Durante la tappa, piangendo ho ringraziato Dio perché lui è ancora con noi. Ha sofferto molto nella sua vita ed io spero che il Signore gli conceda ancora del tempo. Devo molto a mio padre, al modo in cui lui ha affrontato la malattia. Il Signore mi ha fatto la grazia d’incontrare persone splendide come Paolo.
Pojo Santa Irene 1 agosto 2010
I ragazzi del gruppo sono veramente fantastici. Il cammino tira fuori il lato migliore di ciascuno. È difficile da spiegare ma è come se tutt’e le remore, i pregiudizi venissero meno. Ci si saluta durante le tappe, ci si aiuta, si fanno condivisioni così intime che non avresti mai immaginato di poter dire a qualcuno. Lungo il cammino, non è raro vedere dei sassi poggiati sui paletti che segnano i chilometri. Pian piano ci si libera di ciò che ci opprime l’anima e il cambiamento è reale.
Domani compiremo l’ ultima tappa del cammino. Arriveremo a Santiago, la metà tanto sognata. Eppure nel mio cuore c’è tristezza. Lasceremo i nostri compagni di viaggio. Loro torneranno a casa, mentre io e Paolo resteremo qualche giorno a Santiago. Paco, Ramon e Olga sono state dei maestri meravigliosi, mi hanno aiutato a guardare la vita nella giusta direzione. Mi hanno insegnato il valore della gratuità e dello spendersi per gli altri al di là del risultato che pensiamo di ottenere. Non è così scontato. Le relazioni che sono nate a Santiago, forgiate dall’ amore di Dio, sono sincere ed autentiche.
Alto Santa Irene e Santiago. 2 agosto 2010
Che faticaccia! È stato molto pesante.
C’ erano tante discese e tante salite. La mia caviglia ne ha risentito parecchio ed anche il piede di Paolo non è messo proprio bene. C’è stato un momento che sono scoppiata in lacrime, sarei voluta fermarmi in quel punto e lasciare perdere tutto. Per fortuna c’ era Paolo che mi ha cominciato a sostenere fisicamente. Penso che non riuscirò più ad infilarmi le scarpe.
Dopo quattro ore di cammino, eccoci a Santiago. Sono emozionata! La nostra giornata però non si esaurisce con la camminata ma dobbiamo metterci in fila per la Compostela. Dopo aver accumulato tanti timbri, adesso è arrivato il momento di ritirare la pergamena che attesta che ho compiuto il cammino. Con Paolo decidiamo di fare anche la fila per abbracciare il santo e di partecipare alla messa. Oggi sarà l’ ultimo giorno in compagnia dei nostri amici. Olga oggi ha fatto un gesto che nessuno aveva mai fatto. Guardandomi negli occhi, mi ha segnato la fronte con la croce in segno di benedizione. Nessuno l’ aveva mai fatto.
Dopo aver mangiato una pizza tutti insieme, improvvisiamo nell’ albergue un momento di fraternità a base di latte, cioccolato e biscotti. Tutto ha il sapore dell’ addio. Il cammino mi ha insegnato che non possiamo fare nulla da soli, abbiamo bisogno di una comunità che ci indica la strada, ci prenda per mano e cammina con noi. Ciò che ho vissuto è stata un’ esperienza autentica di Chiesa. Io e Paolo siamo stati riempiti e nutriti d’amore da persone che sono diventate fratelli ma che conosciamo soltanto da otto giorni. È incredibile! Penso che sia stato Dio a farci incontrare. Faccio il pieno di coccole, parole, messaggi, risate. Io e Paolo regaliamo loro il Rosario con il quale abbiamo pregato durante il cammino, Olga piange ed io con lei. Non voglio perderli, conservo nel cuore ogni singolo attimo.
Santiago 3 agosto 2010
Risveglio lento. Tutto sembra avere una parvenza di normalità ma in realtà siamo tristi. Il cuore è gonfio di lacrime. Prometto a me stessa di non piangere ma non ci riesco. Sono un fiume in piena. È arrivato il momento di salutarsi. Loro vanno verso la stazione, io e Paolo alla ricerca di un posto dove trascorrere la notte. È strano come Santiago, oggi, sia ricco di luci, colori e gente allegra.
Facciamo una passeggiata, troviamo una pensione ma ogni cosa mi fa pensare ai nostri cari fratelli.
Torniamo a Plaza Galizia, visitiamo ogni angolo, torniamo nello stesso posto dove avevamo mangiato la pizza insieme ad Olga, Paco e Ramon.
Santiago 4 agosto 2010
Dopo una notte di sonno profondo, la città si risveglia lentamente illuminata da un timido sole e da un vento fresco. Dopo la messa decidiamo di prendere il trenino che fa il giro del centro storico. Incontriamo due torinesi di circa 60anni con i quali cominciamo a chiacchierare. Pino e Marisa ci raccontano la loro storia d’ amore, iniziata 34 anni prima a Lourdes. Non voglio sembrare un’ invasata ma mi sono sembrati una proiezione di me e Paolo. Incontriamo anche un altro pellegrino, si chiama Josè. Mi racconta che faceva il cuoco in una nave spacca ghiaccio. È stato l’ unico sopravvissuto al naufragio. I suoi compagni sono morti tutti. Da quel momento ha fatto un voto alla Madonna: recarsi a piedi in ogni santuario mariano. Ha percorso circa 74 mila chilometri. Nel frattempo arrivano in tandem un gruppo di ragazzi cerebrolesi, più vivi di molta gente “ normale”. Sono un esempio di come i limiti possono essere superati, come la vita sia bella lo stesso, nonostante le difficoltà .
Santiago 5 agosto 2010
Santiago è una bellissima città popolata da tante persone con le loro storie. Il cammino si scontra con la normale diffidenza della gente comune, dei turisti. Nessuno ti saluta più per strada, augurandoti buon cammino. Domani si torna a casa. Oggi è tempo di fare i bagagli e prepararci al nostro ritorno a casa.
Santiago- Palermo 6 agosto 2010
Il nostro cammino si è concluso. Torniamo a casa. Incontriamo tanti pellegrini in aeroporto. Tra questi una ragazza di circa 25 anni che ha fatto il cammino in bici. Facciamo colazione insieme, aspettando l’ imbarco. Ci racconta del suo cammino, del perché ha deciso di farlo da sola con la sua bicicletta.
Adesso è arrivato il momento di tornare a casa. I miei mi aspettano ed io non vedo l’ ora di riabbracciarli.
Dopo Santiago
Sono trascorsi 12 giorni dal nostro rientro a Palermo. Santiago mi manca moltissimo. Mi mancano tutte le persone meravigliose che ho incontrato. Durante il cammino, molto spesso, provavo ad immaginare il mio ritorno a casa, cosa avrei raccontato.Mi sono resa conto che per chi non è stato a Santiago, è difficile capire. Ciò che per me erano esperienze di grazia, venivano percepite come follia. Al di là di questo aspetto, il cammino mi ha riempito lo zaino di valori, coraggio, fede in Dio, amore, autostima. Mi ha aiutato a prendere consapevolezza di ciò che sono. Da sola non avrei mai avuto il coraggio di farlo. Nei confronti di Paolo sarò sempre riconoscente. Il fidanzamento serve proprio a questo: santificarsi a vicenda, far sì che l’altro possa fare, attraverso di noi, esperienza di Dio. Spero di poter costruire con Paolo una famiglia. Lui è un ragazzo splendido, un compagno meraviglioso, un amico insostituibile.
Ci vorrà tempo per elaborare i frutti di Santiago ma conto prima o poi di poterci tornare, magari da sposata!