Per caso mi sono imbattuta in questo post dello scrittore Nicola Pesce che desidero condividere con voi. Mi ha colpito perché le stesse parole le sento pronunciare ai miei ex alunni con rammarico e tanta frustrazione.
Pubblico per riflettere insieme e chissà che non venga fuori qualche soluzione al problema.

“Non è colpa nostra. È questa società che ci ha reso ansiosi, spaventati, che ci fa sentire falliti e insoddisfatti.
Ci hanno fatto stare seduti in classe almeno 5 ore al giorno per venti anni, quando eravamo teneri, dicendoci che se prendevamo voti alti poi avremmo avuto vita facile, avremmo trovato lavoro. E a casa altre ore di studio!
Io a scuola mia non ho mai visto un computer! E non mi hanno mai parlato dalla Cina. Tutti i professori di inglese che ho avuto non sapevano parlare inglese. Non mi hanno mai insegnato nulla di relativo all’economia spiccia. Non mi hanno detto cosa fosse una fattura, una tassa, un assegno.
Poi ci sbarcano nel modo, come nudi sul ghiaccio, e nessuno ci vuole a lavorare. E non sappiamo fare niente. Il lavoro non c’è proprio. Va a finire che devi accettare qualunque cosa, con la laurea in un cassetto. Veramente un inutile “pezzo di carta”.
E questo ci fa sentire dei falliti. Guardiamo sul telefonino una cricca di bugiardi o di fortunati e crepiamo di invidia e di insoddisfazione, ci flagelliamo: perché loro sì e noi no? Dove abbiamo sbagliato? Da nessuna parte!
E io due cose voglio dire. In primo luogo, non è colpa nostra! Non è proprio colpa nostra. Ci hanno trascinato in questa sciocchezza. Ma se stiamo zitti un tempo sufficiente, senza tv, pubblicità, telefonini, gente come zombies, possiamo ritrovarci.
In secondo luogo, smettiamola di fare questa corsa ai soldi, a un successo da copertina, a un matrimonio da film Disney: sono tutte cose inventate. Ci hanno inculcato tutte cose che possono portarci solo a un sentimento di fallimento.
Io vorrei una nuova società. Dove il successo di una persona non si misura coi soldi. Molti sono ricchi e sono distrutti psicologicamente. Chiedetelo ai loro figli.
Vorrei che misurassimo il nostro successo con l’affetto di chi ci sta intorno, con quanto abbiamo saputo cucinare bene un piatto, con quanto ci alziamo felici dal letto la mattina, con quanto abbiamo riso, quanti baci abbiamo dato nel corso della giornata. Se abbiamo una casa quieta, se abbiamo un po’ di cultura, se amiamo leggere un libro, se pratichiamo un’arte, se la sera c’è qualcuno che ci fa una carezza.”
Riflessioni attualissime che comprendo tanto
Mentre leggevo le sue parole, pensavo proprio al tuo ultimo post. Se non avessi commentato, avrei messo il link a questo articolo sotto il tuo post… ♥️
E invece eravamo sintonizzate sul tema ❤
Grazie mille❤️
❤️
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Santissime parole. ♥️
Condivido. Un abbraccio di ❤.